Di Luciano Fiorino
Quella andata in scena ieri è stata una ‘prima assoluta’ con performer di prim’ordine. Al contrario di come è facilmente immaginabile, non c’erano in scena gli operatori dello spettacolo messinese. Attori e registi teatrali, musicisti, tecnici e organizzatori hanno ieri preferito fare un passo indietro e lasciare il palco all’inedita performance della Indignazione e della Resistenza, che tra le 15.30 e le 17, hanno urlato un silenzio che ha avvolto la Piazza del Municipio di Messina (più correttamente denominata in toponomastica Piazza Unione Europea).
Ai piedi del monumento ai Caduti, corpi composti e volti carichi di rabbia si sono espressi con quella delicatezza e quel garbo che appartiene solo a chi ogni giorno si allena alla comprensione della propria anima e di quella altrui. L’ottanta per cento di donne e uomini in piazza era costituito da chi saltuariamente o quotidianamente “offre” il proprio impegno alla crescita culturale del territorio attraverso la prosa. “Offre” non è un termine casuale. Chi esercita quel ruolo, in genere e in particolare nelle aree più depresse della nostra nazione, compie un concreto gesto di generosità. Prima naturalmente nei confronti di se stesso, giusto perché per propria natura non potrebbe fare altrimenti, ma subito dopo nei confronti di una collettività, troppo spesso avara di una corresponsione adeguata.
I lavoratori dello spettacolo, e in particolare gli artisti, vivono ogni giorno con il peso di dover dimostrare in ogni momento ed ad ogni angolo che ce la possono fare, che ce la devono fare, che quello fanno è un mestiere e che come tale merita studio (tanto studio), sacrificio e impegno alla stregua di qualunque altro lavoro. O forse di più.
Devono ogni giorno dimostrare che operare nel loro settore con passione non può essere motivo di derisione, ma invece esempio a cui ognuno deve ambire nella propria professione.
Devono dimostrare che il mondo dell’Arte e della Cultura, gioca un ruolo fondamentale nella crescita ed evoluzione delle vite di tutti e in particolare di coloro che rimangono sordi all’eco di queste parole e lesinare sussidi lede la dignità di ogni professionista.
Probabilmente proprio per questo ieri hanno scelto di stare in silenzio, di occupare pacificamente la piazza che introduce al palazzo comunale. Un silenzio assordante che i “responsabili” delle istituzioni culturali pubbliche sono oggi chiamati definitivamente a rompere. È da troppo tempo il momento di fare qualcosa, ora è tempo per farlo. Per loro e per amore del territorio. Ora.
“Senza arte, la crudezza della realtà renderebbe il mondo insopportabile”
(George Bernard Shaw)
FONTE
Ascolta qui: