Un debutto in grande quello del Teatro Vittorio Emanuele di Messina che, dopo le lunghe e complesse vicissitudini amministrative ed economiche affrontate in questi ultimi anni e in particolare mesi, riesce sempre a garantire una stagione di tutto rispetto grazie al faticoso lavoro del sovrintendente Egidio Bernava, del presidente Luciano Fiorino e dei direttori artistici Matteo Pappalardo per la musica e Simona Celi Zanetti per la prosa.
Dopo lo spettacolo fuori programma “Performance” con la talentuosa e poliedrica Virginia Raffaele che ha registrato tre serate quasi sold out (nelle altre città solo uno, al massimo due repliche), Messina si conferma una città con sete di cultura e contenuti di qualità, a cominciare dall’apertura del calendario teatrale con un balletto tra i più classici e amati di tutti i tempi: “Il Lago dei Cigni” nella migliore tradizione della danza internazionale. Ad interpretarlo a Messina, il Balletto di Milano, coordinato dal coreografo estone Teet Kask sulla celebre musica di Tchaikovsky, che nel week end scorso ha riempito la scena con una ventina di ballerini pronti a far rivivere personaggi come il Padre incantatore Rothbart (al secolo Re Ludwig II, soprannominato “Re Cigno”), il giovane Siegfried, l’amico Benno e la giovane dama bianca. Due atti e quattro scene capaci di raccontare la storia di una famiglia aristocratica in cui il protagonista rifugge dalle responsabilità imprenditoriali e dalle decisioni del severo padre.
Un “lago” borghese dove il padre – padrone vuole che il figlio continui il suo mestiere, sposi la ragazza scelta dalla famiglia; a stemperare questa situazione l’amico giullare che cerca di liberare Siegfried dalle catene in cui si sente imprigionato, pur senza “aggredire” e cambiare il sistema sociale di cui è vittima, ma con humor e ironia. Ed ecco il sogno dovuto ad un incantesimo del padre in cui il fanciullo vede un bellissimo “cigno”… un arrangiamento che lascia spazio all’attualizzazione ma non dimentica il classicismo, che vede un passo in avanti i ballerini, puntuali e simbiotici, rispetto alle ballerine meno sinuose nell’insieme, ma pur sempre tecnicamente preparate. Vano il confronto con i grandi balletti, dall’Opera di Parigi al Balletto di New York, dalla Scala di Milano a quelli russi di Mosca e San Pietroburgo e altri prestigiosi ancora, ma la scuola milanese si conferma una compagnia di danza degna di nota, che forse potrebbe privilegiare produzioni neoclassiche e contemporanee per non rischiare paragoni inevitabili nella percezione visiva ed emotiva del pubblico, anche meno “tecnico”. Suoni da migliorare; scenografia volutamente “essenziale” che non soddisfa un target con attese maggiori; nel complesso gradevoli le esibizioni di Alessia Campidori nel ruolo di cigno e Federico Mella in quello di Siegfried, e ancora più talentuoso Alessandro Torrielli nei panni di Benno; monotono, dovuto di certo al ruolo, Alessandro Orlando in veste del padre/Rothbart.
Tutt’altro capitolo quello di un evergreen come “Grease” che compie il prossimo anno 40 anni al cinema ma adesso 20 al teatro e approda in Città, da venerdì 24 a domenica 26 novembre: la Compagnia della Rancia festeggia due decenni di tournée in cui ha portato in giro per l’Italia uno show capace sempre di far sognare e riportarci ai tempi dei celeberrimi Danny e Sanny, al secolo John Travolta, ora interpretato da Guglielmo Scilla (sul web noto con lo pseudonimo di “Willwoosh” e in tv con “Pechino Express”) e Olivia Newton, ora Lucia Blanco, già apprezzata in diversi musical tra cui “Mamma mia” e “La Febbre del Sabato sera”. Oltre 1.700.000 spettatori dal 1997 ad oggi nel cult firmato da Saverio Marconi, che vanta nel cast anche Riccardo Sinisi nei panni di Kenickie, Eleonora Lombardo nella veste di Rizzo, Nick Casciaro nel doppio ruolo di Vince Fontaine e Teen Angel e altri 15 performer. Coreografie affidate a Gillian Bruce e Mauro Simone, regista associato; scenografia di Gabriele Moreschi; costumi Carla Accoramboni; disegno luci Valerio Tiberi e Francesco Vignati; supervisore musicale Marco Iacomelli; arrangiamenti e orchestrazioni Riccardo Di Paola; direzione vocale di Gianluca Sticotti; disegno fonico Donato Pepe e Enrico Porcelli.
Venerdì 24 alle ore 18 inoltre sarà inaugurata la mostra “Smaterializzazione visiva” del pittore Giovanni Allio, nell’ambito del progetto “Opera al centro” curato da Giuseppe La Motta, alla presenza delle autorità teatrali. Allio nasce a Messina dove studia all’Istituto d’Arte; completa la formazione all’Accademia delle Belle Arti di Firenze e trascorre diversi anni sia in Toscana che a Roma; completa la sua formazione all’Accademia di Reggio Calabria. In un’epoca digitalizzata, che tende a dematerializzare, con le sue opere afferma il rapporto con la realtà materiale, facendo emergere la “materia materiale”, tangibile e usurabile, avvalendosi dei mezzi tecnologici per la divulgazione culturale. L’esposizione sarà aperta tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 19, fino al 5 dicembre.
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