Un tema politico, certo. Un tema amministrativo, così lo ha impostato il sindaco De Luca. Ma il tema Taormina Arte è anche e soprattutto culturale, di visione. E di scelte. Per le quali – come emerso dall’incontro di sabato mattina tra l’on. Elvira Amata ed il commissario della Fondazione, Bernardo Campo – ci sarebbero ancora margini di ripensamento. Scelte che dividono e animano il dibattito.
Fiorino: «Un’occasione»
Luciano Fiorino è stato presidente del Teatro Vittorio Emanuele e oggi, da componente del Consiglio d’indirizzo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, legge tutto da un osservatorio di più ampio raggio. «Partiamo dall’assunto – afferma – che Taormina veicola in tutto il mondo un immaginario fatto di storia e valori di eccellenza. Da sempre le maggiori aziende nazionali e internazionali fanno a gara per legare il proprio nome al suo brand al fine di elevarsi, imporsi e costruire intorno a sé un’immagine forte e vincente. In particolare, Taormina Arte ha indubbiamente rivestito un ruolo cardine nella stimolazione di questo processo, proiettando i temi della cultura e della valorizzazione del territorio su scala nazionale e internazionale. È l’unico marchio di grande valore della nostra provincia che riesce a fare questo, un patrimonio e un orgoglio per tutta Italia. Per questo – continua – ai miei occhi risulta inspiegabile che la nostra città possa scegliere di rinunciare all’opportunità di esserne con fierezza parte attiva, gettando alle ortiche la possibilità di godere di tutti i potenziali benefici che ne conseguono, non ultimi la valorizzare il proprio territorio con le tradizioni culturali e le masse artistiche (di grande valore!) ancora rimaste. Peraltro, in un periodo così difficile che chiama tutte le istituzioni, ancor più di prima, a stringersi e fare squadra. Ho sentito rievocare lo spettro del “danno erariale” – aggiunge Fiorino – che, per dirla in modo semplice, è quel reato che si configura nel caso di sperpero di denaro pubblico, tema che fa facile breccia nell’elementare pensiero populista. E credo anche possa essere un problema concreto qualora mancasse l’impegno a far fruttare la partecipazione economica annuale come un redditizio investimento. Ma quale azienda non lo farebbe, pensando alle importanti ricadute dirette e indirette di natura economica e sociale? A ben vedere, Taormina Arte è un’occasione rara per immaginare una Messina che si affaccia verso il resto del mondo, che prova ad alzare lo sguardo. Uno sguardo, ormai, simile a quello di una vecchia signora che rimane a guardarsi alle spalle, al passato, al pensiero di quanto fosse bella e rievocando, sola con se stessa, fasti e tradizioni, gli stessi che invece potrebbero trovare nuova vita e valorizzazione più alta se indirizzate verso platee ancora inesplorate che aspettano solo di apprezzarle».
Ministeri: «Serve un progetto»
Doppia veste, per Giuseppe Ministeri: presidente del Conservatorio “A.Corelli” e consigliere dell’Ente Teatro. «Davvero non desidero – esordisce -, e non trovo interessante, entrare nelle polemiche scaturite negli ultimi giorni. Ad essere emersi, mi pare, siano prevalentemente pregiudizi, informazioni insufficienti e quindi superficialità, scaramucce tra soggetti che su altri piani sono impegnati, e poi gli ultimi arrivati che non mancano mai, e che non so neanche quale sia l’ultima volta che sono andati a Taormina. Faccio soltanto notare che una volta, Taormina Arte univa, non divideva. Il progetto di per sé nasce come unione di intenti tra Enti locali e Regione, che andavano a braccetto però. Sulla auspicata nuova centralità di Taormina Arte, mi sono già espresso più volte, soprattutto in riferimento alla gestione del Teatro greco-romano, “saccheggiato” ormai proprio da quando Taormina Arte ne perse l’egida. Concentriamoci sul progetto Fondazione: il nostro Conservatorio, che ha uno “storico” con Taormina Arte, può essere interessato alla Fondazione. Oltretutto in differenti modalità: tramite apporto di capitali, come anche tramite prestazioni. Se la Fondazione deve conquistarsi una propria autonomia gestionale, produttiva e dunque economico-finanziaria, ecco che noi possiamo agire come partner legato alle produzioni artistiche. Tuttavia, dal momento che iniziai a parlare della Fondazione Taormina Arte con Dora Piazza circa venti anni fa, sarebbe bene che la Regione fissasse bene il proprio progetto. Altrimenti rischiamo non si decolli mai, a causa dei cambi di indirizzo politico che vanno susseguendosi. E non lo dico tanto per il Conservatorio, ma per chiunque voglia avvicinarsi alla Fondazione: occorre dare un segnale di stabilità».
Principato: «Nessun vantaggio»
A sostenere la tesi dell’amministrazione De Luca è Nino Principato, anche lui consigliere dell’Ente Teatro. «Dal 1983 ad oggi, lo sviluppo dell’immagine e della promozione turistica ha riguardato solo Taormina, mentre Messina è stata tagliata fuori da qualsiasi evento senza avere alcun ritorno di immagine e promozione turistica. Nessuna manifestazione di richiamo in tal senso, a quanto ci risulta, ha mai organizzato Taormina Arte a Messina, che è rimasta sempre emarginata quando nello Statuto è precisato, fra gli obiettivi, quello di “promuovere, organizzare e gestire altre manifestazioni nei settori sopra indicati che promuovono il territorio favorendo la creazione di flussi turistici”. Il sindaco De Luca, in ragione anche del fatto che la situazione economico-finanziaria non consente il conferimento di alcun contributo finanziario o patrimoniale, configura ciò quale giusta causa di recesso del Comune da socio fondatore. Non c’erano motivi ne alcun vantaggio o beneficio a rimanere nella Fondazione».
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