Due esercizi chiusi con un disavanzo, la corsa per non chiudere il terzo con un ulteriore segno meno, un milione di euro di debiti spalmati in tre anni, 380mila euro nel triennio 2017/2019. E la promessa che, se l’andazzo resta questo – e se dalla regione non dovessero arrivano segnali positivi – arriveranno le dimissioni.
Sono i numeri, snocciolati questa mattina durante una conferenza stampa dal presidente dell’Ente Luciano Fiorino, che raccontano la crisi del Teatro Vittorio Emanuele, in attesa dei Fondi Furs, ovvero il fondo unico regionale dello spettacolo, 530mila euro per anno che rappresentano il requisito fondamentale per il proseguimento dell’attività. “Senza quei soldi il Teatro rischia di chiudere”, spiega Luciano Fiorino, che annuncia: “In mancanza di un progetto condiviso a lungo termine sarò costretto a rimettere in mio mandato. La situazione economica del teatro è pessima, quello di Messina è l’ente teatrale meno aiutato economicamente dalla regione. Nel momento in cui uno solo di finanziamenti previsti salta, si va verso il baratro”.
Quale è il problema dei fondi Furs, e perché non vengono erogati? Perché manca la pianta organica: requisito per l’erogazione è infatti che gli amministrativi non siano superiori al 35% del totale dei dipendenti. Il teatro ha una trentina di amministrativi e qualche tecnico in meno, ma al contrario degli altri teatri non ha personale artistico, quindi la percentuale di amministrativi sfora il tetto necessario all’ottenimento dei fondi.
La stagione 2017/2018, comunque, si farà, assicura Fiorino: “Il bilancio è stato approvato con stagione programmata, con parere favorevole del presidente, della consigliera Pizzo (con riserve), e con le ripetute assenze del consigliere Iervolino. Il sipario si alzerà il 24 novembre, e faremo una campagna abbonamenti, da quest’anno con un protocollo con l’Università per un punto vendita all’ex palazzo delle Poste”.
Le riserve della consigliera Mariangela Pizzo riguardano l’opportunità di far slittare l’apertura della stagione direttamente al 2018, per non gravare ulteriormente sul bilancio, ma anche gli atti che a tutt’oggi sono al vaglio degli ispettori inviati dalla regione.
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